Sulla violenza nei video giochi, dalla parte di chi si diverte con i computer

Di Roby Noris



Violenza nei videogiochi, realtà virtuale, violenza reale o virtuale? Quali i limiti per definire violenta un'esperienza di comunicazione? Perché un videogioco mediocre è diventato uno dei best seller dopo che lo si era stigmatizzato per la sua violenza? Perché molti adulti che si spaventano di fronte ai videogiochi definiti violenti generalmente hanno un approccio marginale con tutta la realtà virtuale e il PC lo usano al massimo per scrivere in Word. Si può cercare una definizione di violenza. Biancaneve è una storia violenta e Il film di Disneyana memoria aveva una scena nel bosco da far rizzare i capelli. Non vorrei comunque privare nessuno del piacere di vederlo.
Ma se violento è ciò che impone agli altri un modello o un'idea falsa, costringendo il fruitore a piegarsi alla volontà di chi gestisce o manipola l'informazione, ebbene "Fratello sole e sorella luna" di Zeffirelli è molto più violento di "Arancia meccanica" di Kubric; il primo film infatti ha inflitto alle folle cattoliche di spettatori estasiati due figure di S.Francesco e S.Chiara gravemente fuorvianti, più bisognosi psicanalisi che portatori di un messaggio di speranza, mentre il capolavoro di Kubric, apparentemente violentissimo a seconda della sensibilità di chi lo guarda, è di fatto una analisi acuta e divertente dell'assurdità di ogni forma di violenza, sia essa dichiarata o abilmente occultata. (Sconsiglio entrambi i film a un pubblico al di sotto dei 16 anni e sicuramente il primo anche a chi li ha superati).
Con mio figlio Gioacchino, annoiati da una specie di talk show mal fatto sulla violenza nei videogiochi, facevamo diverse considerazioni sul concetto di violenza e sulla comunicazione: gli ho proposto di scrivere le sue considerazioni come contributo per approfondire la riflessione sul tema più vasto dei mezzi di comunicazione sempre più sofisticati, differenziati, e alla portata di chiunque voglia entrare in questo universo che gioca fra realtà e mondo virtuale. Basta un PC casalingo e un modem per entrare in rete.
Per la cronaca la nuova sigla computerizzata di Caritas Insieme TV e la copertine/copertina di questa rivista da cui è tratta, sono state realizzate da Gioacchino col suo computer con cui se potesse passerebbe la vita collegato in rete a giocare a Half Life col mondo; invece ha dedicato buona parte delle vacanze natalizie a disegnare elettronicamente animazioni di omini virtuali per Caritas Insieme, perché con un PC si può fare proprio di tutto.




Violenza nei videogiochi

Di Gioacchino Noris



Prma di tutto è bene che mi presenti a voi lettori per quello che, secondo i criteri di valutazione della società "normale", dovrei essere. Sono uno studente di sedici anni e frequento il Liceo di Savosa con buoni risultati. Trascorro praticamente tutto il mio tempo libero davanti allo schermo del mio computer, rintanato nella mia camera, giocando a quei videogiochi violenti, sanguinari e senza morale. La regola mi suggerisce di aggiungere che per questo dovrei essere un disadattato con gravi problemi di identità. Il fatto però che io pratichi dello Sport serale, in un club di Judo dovrebbe salvarmi almeno un po': sport = sano, no?
Bene, ora sapete di me (o di chi è come me) tutto ciò che vi serve per poter disquisire sul preoccupante aumento della violenza delle nuove generazioni, per allarmare chi vi ascolta dicendo che bisogna evitare che i giovani perdano troppo tempo con il computer poiché questo rovinerà loro la vita, per avere paura per il proprio pargolo che potrebbe crescere alienato, e chi più ne ha più ne metta. Ma non allarmatevi perché tutte queste cose la società già le sta facendo.
Dirò sin d'ora che sono d'accordo con chi si preoccupa, ma sono convinto che si veda il problema dove di esso c'è ben poco. Agli occhi di un "adulto"( termine che qui vuole intendere la persona che, tralasciando il solitario serale, non utilizza il computer per giocare ai videogiochi) un giovane che "butta via" il suo tempo come faccio io può essere la prova della preoccupante strada che la gioventù sta prendendo. Se però il tempo che passo davanti al computer lo passassi davanti ad una scrivania a disegnare o a leggere romanzi d'avventura, e faccio notare che queste sono puramente attività di svago, lo stesso adulto direbbe che sono proprio un bravo ragazzo, studioso e appassionato. Ora spiegatemi che differenza ci dovrebbe essere fra mezzi di divertimento quali il computer, la lettura e il disegno? Se considerate i pro e i contro troverete che non ce n'è nessuna; bisogna solo abituarsi ad un nuovo mezzo quale è il computer.
Per abbellire il quadretto immaginate che io impazzisca, dopo ore ed ore di computer; questa sarebbe la prova che una moralità stupida aspetta per condannare i videogiochi. Quando dico che si vede il problema nel posto sbagliato intendo proprio questo. Se io impazzissi, sempre che non lo sia già, il problema sarebbe molto più profondo del semplice abuso di un qualche mezzo di divertimento. Una persona è influenzata dall'ambiente nel quale cresce ed è lì che io andrei a guardare per cercare di capire un problema.
Detto questo farei entrare in scena la violenza nei videogiochi anche perché è di questo che vorrei parlare. Appena si discute di violenza nei videogiochi si è sommersi da commenti ed affermazioni più o meno intelligenti su noi giovani e indirettamente su chi ci educa, cioè voi adulti. Mi permetto di riordinare il tutto per distinguere i problemi reali da quelli non.
Parto dalla domanda fondamentale di questo argomento: <Perché deve esserci violenza nei videogiochi?>. L'unica risposta valida è che questa rende il gioco più divertente. Naturalmente questo richiama un'altra domanda alla quale però non so rispondere: <Perché la violenza è divertente?>. Non vorrei soffermarmi troppo su questa questione poiché come ho detto non conosco una risposta e comunque mi domando se questo sia effettivamente un problema. Passando all'aspetto pratico voglio rispondere ad un'altra domanda: <La violenza può causare danni se espressa attraverso un videogioco?>. Sono più che persuaso che ad una persona sana essa non possa fare danni. Se ne fa è perché chi li subisce ha già problemi e quindi la violenza del videogioco è solo la goccia che fa traboccare il vaso, o perché c'è un abuso sfrenato (che parte comunque da una situazione almeno particolare) e la colpa è solo di chi lo compie.
Se mi concedete ancora un po' di tempo vorrei fare un confronto fra i violentissimi videogiochi, svago di noi giovani scellerati, e il sano "giocare agli indiani", un gioco a cui la generazione di voi adulti ha molto probabilmente partecipato. Il giocare agli indiani è un'attività molto più violenta di quella del videogioco. Oltre al rischio di cavarsi un occhio con una freccia di legno, vi è un lato di profondo razzismo: i Cowboys rincorrono gli indiani per farli a pezzi solo perché questi sono diversi. Bene se questa non è vera violenza, non so cosa lo sia! Non capisco come mai, se non si è mai detto nulla del giocare agli indiani, si debba dire qualcosa dei videogiochi.
Ora ci sarà comunque gente che si metterà ha teorizzare sul fatto che la violenza è una cosa brutta e che quindi va limitata il più possibile. Credo che ciò sia vero ma un'affermazione come questa non tiene conto di un fatto molto importante che spesso sfugge: la violenza del videogioco non esiste, o meglio quella che chiamiamo violenza del videogioco non è vera violenza. Quest'affermazione sembrerà a molti di voi perlomeno strana ma se vi fermate a pensare al termine violenza, magari cercandolo su un vocabolario, vi accorgerete che per essere tale la violenza deve causare danni, e come già detto la violenza proposta dai videogiochi non ne causa.